A Dio comunque sempre la scelta finale, il Giudizio, perché, alla stessa stregua di un grande artista che, fra tutte le opere da lui realizzate, sceglie accuratamente quelle meritevoli di essere appese alle pareti o di far bella mostra di sé nella propria casa, Dio decide di accettare nel suo regno chi ritiene giusto che viva la vita eterna, e di scaraventare nelle buie tenebre chi invece ne è indegno, a seconda del modo in cui ha vissuto la propria vita terrena. All’uomo la scelta, a Dio anche!
Partendo dal presupposto, dal mio punto di vista una ferma convinzione, che il Diluvio Universale sia realmente esistito e che sia possibile far vedere e toccare con mano le tracce di questo straordinario avvenimento a tutte le persone viventi, di qualsiasi razza, religione o condizione sociale esse siano, allora si che la collera di Dio diventerebbe parte integrante della vita di ognuno di noi e ci vorrebbe molto di più di una “Giornata della Memoria” per ricordare le devastanti conseguenze della nostra ribellione a Lui, Creatore di tutto dal nulla, Padre nostro ancora oggi e nei secoli a venire. Se noi uomini riuscissimo a capire che, se l’unica volta che Dio si è adirato contro l’umanità intera ha procurato un simile scempio, rovesciando metri e metri di acqua sulla terra, allora vuol dire che la sua potenza e la sua grandezza sono veramente incommensurabili. Questo dovrebbe far riflettere l’uomo e portarlo ad apprezzare di più le meraviglie create da Dio, mentre invece succede spesso che l’uomo convoglia tutte le sue energie alla ricerca di quella che è una parte integrante della propria struttura molecolare, ossia il Male, , che di per sé è una cosa sterile, avendo bisogno del bene per nutrirsi.
Dunque, oggi quell’ ”arrabbiatura “ di Dio si può vedere e toccare perché questa è la Sua Volontà: essendo il Creatore, possiede la facoltà decisionale e finale di ciò che è buono e di ciò che non è buono per il suo regno, lasciando all’uomo il libero arbitrio delle proprie azioni e riservandosi il diritto di giudicarne lo spirito dopo la morte.
Dio distribuisce i suoi molteplici doni come, quando e a chi vuole Lui, a chi la Pazienza, a chi la Musica, a chi la Saggezza o la Scienza o la Medicina, e a chi il dono del Vedere delle cose che sfuggono agli occhi di milioni di persone, con la conseguenza di stravolgere il corso della vita e della storia, sia biblica che geografica. Ebbene si, anche il fatto di vedere con occhi diversi è un dono che viene concesso da Dio a chi Egli vuole ed io oggi posso asserire che il Signore mi ha fatto vedere con immensa gioia quello che i miei occhi biologici, ma anche gli occhi del cuore, vedono, ma che tanti altri milioni di occhi non riescono a vedere. A che scopo mi è stato fatto questo prezioso dono? Solo per la mia conoscenza personale? O forse anche e soprattutto per trasmettere quella conoscenza agli altri, finché Dio lo vorrà? Questa è sicuramente la risposta giusta.
L’uomo non riesce a comprendere il fatto che egli è un essere limitato nel tempo e nello spazio che vive, mentre Dio è il Tempo in eterno: passato, presente e futuro, come da Suo disegno divino. Potremmo definire questo concetto mediante una formula matematica: se Dio è l’Essere che segna il Tempo, tutte le evoluzioni e tutte le azioni che si susseguono nel tempo sono determinate dalla volontà di Dio e dal Suo disegno divino nel corso dei secoli.
Se consideriamo che Dio di volta in volta si è servito di uomini semplici per manifestare la Sua grandezza e la Sua gloria, primi fra tutti i profeti, che parlavano delle gesta del Signore molti anni prima che queste avvenissero (il profeta Isaia profetizzò la nascita del Messia addirittura sette secoli prima che questo grande evento si manifestasse!), dobbiamo dedurre che tutto ciò non è mai stato di facile comprensione agli occhi ed al cuore dell’uomo né quello comune né soprattutto quello di scienza, il quale anzi ha sempre fatto di tutto e di più per denigrare l’opera dei profeti o di chi per loro, contrastandoli e perseguitandoli duramente. Tutto questo perché l’uomo non “sa” vedere né comprendere, o forse sarebbe più corretto dire che non “vuole” farlo, il significato più profondo che si nasconde dietro determinate azioni volute da Dio (le profezie a volte risuonano come vere e proprie “minacce”, che è più comodo ignorare che ascoltare), e preferisce ignorarle, continuando a far scivolare la propria vita sui binari della tranquillità. L’Uomo non può vedere il Paradiso, perché lo avrebbe già lottizzato e venduto.
CIAO UOMO!
Se Tu non sai Cosa cercare, non lo troverai mai
Anche se vive fianco a fianco con Te
Tu non sarai in grado di vederLo
Perché ai Tuoi occhi e al Tuo cuore sfugge!
Ignorando la Sua esistenza non potrai vederLo
Non potrai gioire di tale gioia
Né essere intimorito davanti alla Sua potenza.
Allora puoi rimanere cieco e non capire e non vedere
Oppure puoi capire e vedere
Solo quello che la Tua ragione vuole vedere
Ed essere fiero ed orgoglioso di Te stesso
Perché hai raggiunto un obiettivo.
Ma nel frattempo rimarrai nella totale incertezza di Te stesso
Perché non capirai mai
Né da dove vieni né dove stai andando
Né dove e per cosa vivi!
Se non conosci le tue radici, non potrai conoscere la tua destinazione!
Ebbene si, quello che sto per raccontarvi potrebbe sembrare una bella favola, ma in realtà è una storia vera, la storia di come era il mondo prima del Diluvio Universale!
Qualcuno potrebbe mettere in dubbio l’esistenza del Diluvio Universale, ma io sono certo che si tratti di un qualcosa realmente accaduto. Chi è che almeno una volta nella vita non ha menzionato il Diluvio Universale? Molti sono quelli che in passato hanno cercato e tuttora cercano i resti dell’arca di Noè senza alcun successo, anche perché, ammesso che qualcuno dovesse rinvenire un qualsivoglia reperto, come farebbe a dimostrare al mondo intero che si tratta proprio di quella gloriosa imbarcazione che per quaranta giorni e quaranta notti resistette alle acque furiose e tempestose del “mitico” Diluvio?
Quando si parla di queste cose lo si fa tralasciando sempre un elemento fondamentale, che io cercherò di spiegare: se osserviamo i pianeti del nostro Universo ad eccezione della Terra, notiamo che la loro superficie è più o meno ondulata ma non troppo, quasi pianeggiante, perché essi sono privi di massa d’acqua. Sul pianeta Terra, invece, esistono diverse altitudini con le varie catene montuose, ma anche diversi bassifondi, come la “Fossa delle Marianne”: come mai? Tutta questa varietà e sproporzione di livelli deve la sua origine alla enorme caduta d’acqua piovuta per quaranta giorni e quaranta notti sul nostro pianeta.
Continuando a cercare sulla terra e nel cosmo le tracce dell’esistenza di Dio e delle opere meravigliose da Lui compiute, mi sono reso conto che prima del Diluvio Universale esisteva un’altra civiltà, popoli e razze diverse che vennero spazzati via, mescolati e fatti sparire nel nulla da quella azione che travolse tutto ciò che incontrò sul suo cammino. Dopo aver avuto questa prima intuizione, però, non capivo che essa rappresenta un passaggio importante per manifestare la gloria e la potenza di Dio all’intera umanità e che toccava a me attuare la fase finale del progetto divino, ossia la fase dimostrativa e divulgativa di tutte le mie “scoperte” agli occhi di tutti coloro che desiderano vedere, capire e forse anche solo per un attimo far nascere nei loro cuori la gioia e la paura dell’ira e della grandezza di Dio, che, senza mai sporcarsi le mani, grazie alla sua saggezza assoluta, riesce a manifestare con un solo pensiero o una sola parola la Sua potenza.
L’uomo, invece, è abituato da sempre a rispettare ed onorare soltanto chi, tutte le volte che c’è una scalata al potere, riesce ad imporre con la forza la propria strapotenza, incurante delle sofferenze e delle paure che quella può provocare in tutti coloro che devono sottostarci, costretti a mettersi silenziosamente in disparte per poter continuare a vivere, o meglio, a sopravvivere.
Personalmente, come credo ognuno di voi, conosco l’evento Diluvio Universale, ma per “vederlo” occorre una fede salda ed illimitata, che non mi manca affatto. Cercherò di spiegare adesso con un breve riassunto le conclusioni della mia ricerca, per poi procedere in una esposizione più dettagliata dei vari concetti.
Quando la Terra fu invasa dalle acque del Diluvio Universale, un vorticoso turbinio mescolava le terre di varia costituzione trasformandole in fango finissimo: intanto tutte le specie viventi (uomini e animali) di allora nonché tutte le specie vegetali (alberi e foreste) respiravano acqua e fango, restando intrappolati e aggrovigliati in quella poltiglia (per questo di tanti fossili esiste il calco ma non il guscio).
Poi dove gli strati della terra erano meno resistenti, essa si è spaccata risucchiando milioni di metri cubi di acqua e tonnellate di foreste ed animali che, decomponendosi lentamente nel corso dei secoli, hanno dato vita ai giacimenti di petrolio.
Dopo questa fase il peso dell’acqua ha provocato una serie di fratture nella crosta terrestre fino al magma incandescente, ed è qui che le rocce per un attimo si sono liquefatte, mandando in superficie il magma non più bollente ma ancora morbido, che ha fatto tabula rasa di tutto quello che incontrava, imbrigliandolo velocemente in una sorta di minestrone, il “minestrone” di fossili, che noi “tagliamo” a fette sotto forma di marmi più o meno pregiati.
I FOSSILI
La scomparsa dei dinosauri, dei mammut e di altri animali in epoche diverse, va vista con un’ottica diversa: all’Equatore un fossile non si fossilizza alla stessa velocità che al Polo Nord, così un fossile sommerso dalle acque ha caratteristiche e qualità differenti da quelle dei fossili che si trovano all’Equatore o al Polo Nord, dal momento che muore e si fossilizza per stratificazione del fango. L’elemento prigioniero nella stratificazione dei sedimenti del Diluvio Universale ha delle condizioni diverse nel fossilizzarsi.
Nella Siberia dove vivevano i mammut sono stati trovati degli scheletri fossilizzati ricoperti da uno strato di fango congelato, tanto è vero che per poterli estrarre da questo fango congelato si rende necessario l’utilizzo di continui gettiti di acqua calda.
La domanda sorge spontanea: come ha potuto il fango seppellire i mammut in quella posizione geografica dove l’acqua si congela ancora prima di cadere per terra? Non sarà stato forse a causa del ribollio delle acque del Diluvio Universale, che ha permesso il raggiungimento globale di una temperatura idonea a sciogliere tutti i ghiacciai?
E forse il nostro Pianeta non sta andando proprio in quella direzione? Noi siamo l’ago della bilancia: possiamo lasciare gli equilibri inalterati oppure alterarli!
Nel fossile di una conchiglia, avendo essa il guscio già formato, l’azione dell’acqua e del fango si limita solo ad imprigionarla, mentre la medesima azione dell’acqua e del fango su un tronco ha una valenza completamente diversa: innanzitutto il tronco è soggetto ad assorbire acqua a differenza della conchiglia o di altri elementi simili; inoltre, questa azione di immagazzinare acqua porta come diretta conseguenza delle alterazioni e deformazioni delle caratteristiche della materia, sotto la pressione dei volumi che sovrastano il tronco. I fossili che si formano sono in realtà elementi fossili di natura affogata.
I molluschi che dopo secoli troviamo sotto forma di fossili furono sorpresi anch’essi dal Diluvio Universale: dapprima pensarono che quell’acqua sporca fosse del cibo per nutrirsi, poi quando il fango e le particelle di terra cominciarono a depositarsi, si trovarono prigionieri del fango medesimo che lentamente si stratificava, sviluppando sempre più peso (non a caso questi fossili sono stati ritrovati sul fondo o nelle profondità più abissali), e non avendo più essi la forza necessaria per espellerlo dal proprio guscio, nel quale si erano chiusi ermeticamente per l’istinto di sopravvivenza.
Anche per gli alberi, i rami non trattenuti in profondità nel sottobosco furono portati verso l’alto dall’acqua, che li fece galleggiare fino a quando non trovarono i rami stabili degli alberi che, a loro volta, li trattenevano o frenavano la salita dei rami secchi, formando in questo modo ad una certa altezza un groviglio di rami, quasi una sorta di barriera corallina.
Un ramo immerso nell’acqua marcisce, ma immerso nel fango si affoga e si trasforma prendendo la densità, la consistenza e la stessa tonalità di colore della materia che lo avvolge (quante volte abbiamo sentito dire “a forza di stare chiuso dentro quelle quattro mura, il tuo colorito è diventato uguale ad esse”).
Una polpetta fritta ha una determinata densità e un determinato colore e sapore, che cambiano completamente se si cambia il tipo di cottura (al forno al sugo ad esempio).
Il valore di un oggetto va ricercato ed identificato non solo attraverso il suo stato di conservazione, ma anche e soprattutto nel suo luogo di conservazione: infatti un dipinto se conservato in un museo ha una durata secolare, se lasciato in una cantina asciutta si conserva ma marcisce, in una cantina umida marcisce e basta.
Gli strati del fango, in virtù della legge dei vasi comunicanti, dovrebbero essere tutti in orizzontale e non inclinati: tale inclinazione è stata causata dall’incessante e veloce moto ondoso dell’acqua che, scivolando dalle parti più alte a quelle più basse e tracimando, avrebbe portato la terra ormai polverizzata e ridotta in fango, a formare degli strati in orizzontale, leggermente ondulati a seconda della densità di fango che di volta in volta veniva a trovarsi nell’acqua. Questa marea di fango in vorticoso movimento ben presto si era trasformata in una sorta di deposito di rami sparsi qua e là, di detriti vaganti e di molti altri elementi che venivano trascinati via vorticosamente dalla furia scatenata dell’acqua. Secondo un calcolo approssimativo, per un metro di fango in altezza sono occorsi almeno dieci metri d’acqua, così il rapporto è di uno a dieci.
Successivamente, man mano che il terreno cedeva sotto la pressione dell’acqua, alcune parti di esso si innalzavano, deformando in questo modo la forma ondeggiante del pianeta Terra, sul quale si trovavano già laghi, fiumi e mari non molto grandi, ma non gli oceani, che, insieme al Mar Mediterraneo, si sono formati poi in seguito al cedimento delle superfici più deboli (vedi foto relativa a località Torre Sant’Andrea - Otranto -, Santa Cesarea Terme, Gallipoli e Santa Caterina - Nardò - : tutte le località si trovano in provincia di Lecce).
I marmi, quasi tutte le rocce, i tufi e altre tipologie di stratificazione presentano tutte dei fossili incorporati al loro interno: ma come hanno fatto questi fossili, soprattutto le parti molli degli animali (vedi foto salamandra) ad entrare nella massa marmorea o rocciosa? Stesso discorso per la presenza di frammenti piccolissimi e taglienti dei fossili di rami rinvenuti nei tufi. La risposta è sempre la stessa e valida per tutte le diverse situazioni: quando la terra ha subito le molteplici e profonde fratture sotto il peso dell’acqua del Diluvio Universale, tutto il magma ormai freddo ma ancora liquido “vomitato” all’esterno ha ricoperto, mescolandoli in un’azione rapidissima, tutti gli elementi viventi presenti in superficie. In base a ciò si può affermare che i fossili originariamente non erano solo forme viventi già morte, ma anche forme viventi travolte ed imprigionate mentre erano ancora in vita (vedi più avanti eruzione del Vesuvio).
Questa risposta bisogna saperla “vedere”, “vivere” e “leggere” nel grande libro della natura “scritto” dal Creatore, come affermava anche il grande Galileo Galilei.
Negli strati formatisi nelle diverse ere geologiche sono stati rinvenuti fossili di varie specie di animali, ma anche di alghe e di alberi. Allora, se gli strati si sono formati per emersione delle terre, com’è possibile che gli alberi siano cresciuti sott’acqua, dal momento che sotto milioni di metri cubi di sabbia sono stati trovati alcuni rami fossilizzati? L’unica spiegazione fattibile è che si sia verificata una enorme frattura fino al magma, che ha generato a sua volta una indicibile eruzione di massa arenaria su terra ferma, andando a coprire tutto ciò che incontrava sul suo cammino, compresi i tronchi, i rami e quant’altro. Quindi tutto questo materiale, rimasto imprigionato e sepolto nella massa di sabbia calda ma non bollente per secoli sotto gli strati arenari, si è fossilizzato (vedi foto relativa a Marina di Manduria).
Né più né meno di quanto è accaduto durante l’eruzione del Vesuvio che portò alla distruzione della città di Pompei, con la sostanziale differenza che il vulcano si trova in una posizione sopraelevata rispetto al livello del mare, mentre una frattura nella crosta terrestre viene dal profondo degli abissi.
Per capire meglio la teoria appena esposta apriamo una piccola digressione relativa alla Calcarenite Marnosa, meglio conosciuta come Pietra Leccese.
Secondo quanto riportato sul sito
www.japigia.com/parcodeifossili/geologia/marnosehttp://www.japigia.com/parcodeifossili/geologia/marnose>, la Pietra Leccese si è formata in un mare di tipo subtropicale profondo fino a 250 metri e, dopo milioni di anni è emersa, dal momento che da diversi secoli viene estratta e lavorata per realizzare costruzioni, complementi d’arredo e molto altro in più parti del mondo. All’interno di questa pietra sono state trovate impronte di dinosauri, tronchi, gambe di uccelli e fossili di pipistrello (vedi foto): questo non è compatibile con il concetto di roccia emersa, perché, stando alla profondità di 250 metri sott’acqua, tutti quegli elementi si sarebbero già decomposti prima di essere ricoperti dai detriti sottomarini. Ancora una volta la spiegazione è da ricercare nell’azione veloce e immediata dell’acqua del Diluvio Universale, che travolgeva in un turbinio senza fine tutto ciò che incontrava sul suo cammino, imprigionandolo in una frazione di secondo nel fango, come se la terra fosse diventata una sorta di pentolone in ebollizione al contrario, cioè a freddo, così grande da contenere questo “minestrone” di elementi organici e non organici. Soltanto in questo modo si spiegano i calchi dei fossili con le parti molli del corpo fossilizzate e le foreste affogate nel fango.
IL PETROLIO
Da quanti anni si estrae il petrolio, che può essere di origine animale, vegetale o minerale?
Nel processo di trasformazione, per ottenere un barile di petrolio quanti chilogrammi di vegetazione o di animali occorrono?
E ancora, quanto era grande la fossa comune che raccoglieva ab origine la vegetazione o gli animali necessari al processo di trasformazione?
Milioni e milioni di anni fa al posto degli attuali giacimenti di petrolio esistevano delle enormi distese verdeggianti, molto simili alla Foresta Amazzonica dei nostri giorni, dove vivevano svariate specie di piante ed animali. A seguito del Diluvio Universale quelle distese sprofondarono nel profondo della terra, immediatamente ricoperte da detriti, acqua e pietre, dando origine, nel corso dei secoli, al processo di trasformazione di quelle sostanze in petrolio. Contemporaneamente, i detriti che ricoprivano le parti sprofondate, saldandosi fra di loro, cominciarono a formare una nuova superficie terrestre, proteggendo il tutto dalle intemperie e dandogli la possibilità di cambiare l’aspetto originario. Solo in questo modo si può spiegare l’estrazione di miliardi di tonnellate di petrolio, generato nel susseguirsi di migliaia e migliaia di anni dalla decomposizione di quegli altrettanti miliardi di tonnellate di materiali diversi fatti sparire dalla faccia delle terra dalla forza scatenante dell’acqua caduta per quaranta giorni e quaranta notti.
D’altro canto tutto ciò era stato sapientemente calcolato dal Signore, il quale aveva fatto in modo che le fratture della terra dapprima si riempissero di acqua, carcasse di animali, piante ed alberi di ogni tipo, e successivamente con l’eruzione del magma che faceva uscire roccia allo stato liquido, si formasse in cima a quelle fratture una patina di roccia che, accumulandosi strato dopo strato, ha creato delle gigantesche cisterne, dalle quali l’acqua, non avendo la possibilità di evaporare, ha dato origine al processo di decomposizione e di trasformazione in petrolio.
LA METAMORFOSI
La metamorfosi avveniva simultaneamente alla grande massa d’acqua che si riversava sulla terra per volontà di Dio, prendendo forma man mano che dalle parti alte del pianeta la terra, sotto l’effetto della pioggia battente, da terra si trasformava in fango, che a sua volta con il tracimare di tutta quella quantità d’acqua, si polverizzava e diventava terra scissa in molecole che, per leggere che fossero, erano sempre più pesanti e più corpose dell’acqua.
CONSEGUENZE DEL DILUVIO UNIVERSALE
IL MEDITERRANEO
Proviamo ad immaginare il terreno come se fosse coperto da un grande telo impermeabilizzato ben teso: apparentemente ai nostri occhi detto telo è tutto uniforme, ma sotto di esso ci sono dei punti che toccano il telo ed altri che non lo toccano. Ora pensiamo di cominciare a rovesciare su questo telo una enorme quantità d’acqua, diciamo da 170 a 200 metri circa in altezza, corrispondenti ad un peso di circa 200.000 chili per metro quadrato: un peso eccessivo per il telo teso che, pur essendo teso e pur poggiando in alcuni punti, è costretto a cedere subito nei punti vuoti e, in un secondo momento, sulla struttura scheletrica che in alcuni punti sorregge la crosta terrestre. In questo modo i punti vuoti, sotto il cedimento delle costole anche più robuste, diventavano pieni a causa del risucchio della maggior parte d’acqua che si trovava in superficie, ma la pressione dell’acqua (in quantità incontenibile ed inarrestabile) continuava a spingere sempre più forte sulle pareti del telo, fino a modificare la struttura del telo stesso e di tutto ciò che lo conteneva, cambiando la superficie sottostante e sovrastante.
Le cavità della terra non potevano essere piene altrimenti non avrebbero ceduto sotto il peso dell’acqua, perché secondo una legge fisica se c’è peso (quello dell’acqua) sopra e peso sotto, l’ulteriore peso, pur esistendo, si annulla ed il crollo della struttura scheletrica e costolare di alcune zone non avrebbe mai potuto verificarsi.
I cedimenti di cui sopra potevano essere di due tipologie: morbidi, quando la terra dolcemente si abbassava e altrettanto dolcemente si innalzava in un altro luogo, oppure duri, quando la terra si spaccava in grandi canaloni lunghi svariati chilometri e molto profondi, che risucchiavano il tutto come una immensa voragine.
Calcolando le terre emerse, sezionandole a livello del mare e riempiendo i vuoti sommersi dalle acque, si dovrebbe raggiungere una copertura totale della superficie terrestre di almeno 170 metri al di sopra dell’intera superficie